chi siamo

– dopo che negli ultimi 20/30 anni il privato sociale (associazionismo, volontariato e cooperativismo) ha avuto spesso il merito di innovare e ridefinire i servizi socio-sanitari e il welfare, ma in generale il demerito di aver compresso i diritti dei lavoratori coinvolti, che hanno ricevuto un trattamento decisamente sfavorevole rispetto ai loro colleghi dipendenti dal settore pubblico.

– dopo che  il primo sciopero dei lavoratori delle coop sociali a cui si è stati costretti visto che gli amministratori eletti da noi si rifiutavano di firmare una piattaforma contrattuale che avrebbe migliorato le nostre precarie condizioni di vita (aprile 2008)

-dopo che abbiamo ottenuto un contratto peggiorativo rispetto alla piattaforma contrattuale (agosto2008)

-dopo che le coop sociali hanno tentato di non pagare nemmeno quello (gennaio2009)

– dopo che il governo ha varato una finanziaria triennale che riduce fortemente il fondo sociale e i fondi collegati creando una vera e propria “crisi del sociale” (2009-2011)

-dopo che in regione si sono aperti dei tavoli di concertazione per contrastare la “crisi del sociale” (febbraio 2009)

– – abbiamo deciso di partecipare attivamente e responsabilizzarci in prima persona su questioni fondamentali del nostro lavoro e della nostra vita.

Vogliamo creare uno spazio di partecipazione per tutti/e coloro che a diverso titolo (lavoratori pubblici e privati, stabilizzati, precari, volontari) lavorano nel mondo dei servizi socio-sanitari e, per quanto possibile, per gli utenti dei servizi, i loro familiari e le loro reti di relazioni.

Uno spazio che vuole dialogare con tutti i soggetti in campo (sindacati, amministratori delle coop e del terzo settore, funzionari e amministratori pubblici, politici, specialisti, gruppi di utenti, famigliari ecc) e cercare convergenze e sinergie per stimolare un miglioramento delle condizioni lavorative, dei servizi ed definitiva delle relazioni sociali.

Anche e soprattutto in un momento come questo che vede le politiche governative distruggere una lunga stagione che, per quanto controversa, ha saputo innovare ed inaugurare una nuova stagione di repressione più che di inclusione, di assistenzialismo più che di sostegno all’autonomia e alla libertà delle persone: come altro chiamare l’azzeramento dei fondi nazionali per l’inclusione dei migranti e l’estenzione della detenzione per i clandestini!
si risparmia sull’inclusione e si investe nell’esclusione!


Uno spazio comune che conquista autonomia facendo emergere ed esprimere il conflitto sociale che tali politiche scellerate certamente aggraveranno.

La CRISI, ci dicono, è arrivata anche per i servizi: infatti le già precarie condizioni di vita e di lavoro di tante persone collocate nel settore, saranno certamente peggiorate dai notevoli tagli che l’attuale governo ha programmato dal 2007 al 2011.

A farne le spese, come al solito, saremo noi lavoratori, oltre agli utenti, che più di ogni altro faticano a conquistarsi dignità e diritti.
Per noi, e con loro, vogliamo non tagli ma più risorse.


I tagli li vogliamo ma:

– alle spese militari;

– alle grandi, inutili ed irrealizzabili opere pubbliche come l’alta velocità o il ponte sullo stretto di Messina che servono solo a dar legalità a pratiche politiche e imprenditoriali criminali;

– ai piani di salvataggio di banche che hanno condotto per anni “finanze creative” (l’unica cosa che hanno creato è l’attuale crisi globale);

– alle industrie private che per continuare a fare profitti privati hanno bisogno di aiuti pubblici (alla faccia del liberismo).

E dopo aver speso così tutta la ricchezza pubblica candidi candidi affermano che i soldi per le politiche sociali e/o di sostegno al reddito di tutti/e non ci sono più.

NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO!!!

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i tagli del governo berlusconi alle politiche sociali

La crisi economica che stiamo attraversando
scarica la drammaticità dei suoi effetti sulle fasce più deboli della
popolazione, aumentandone i bisogni sociali, vecchi e nuovi.

In un contesto del genere il sistema di protezione e di benessere sociale, compresi i servizi, viene smantellato dal governo nazionale
attraverso tagli pesanti alle regioni, agli enti locali  e alle
politiche sociali. Nella manovra finanziaria triennale del Governo i
tagli ai fondi destinati alle politiche sociali ammontano ad oltre 3,5
miliardi di euro. In particolare, se sommiamo i tagli già apportati nel
2008 con quelli del triennio 2009-2011 (tabella C della legge
finanziaria), il fondo nazionale per le politiche sociali subisce un taglio di circa 2 miliardi rispetto al 2007 (-300 nel 2008; -350 nel 2009; -630 nel 2010; -700 nel 2011); il fondo per la famiglia di 318 milioni (-90 nel 2009; -90 nel 2010; -138 nel 2011); quello per le politiche giovanili di 190 milioni (-58 nel 2009; -56 nel 2010; -76 nel 2011); quello per le pari opportunità di 96 milioni di euro (-14 nel 2009; -41 nel 2010; -42 nel 2011); il fondo nazionale per l’inclusione dei migranti viene azzerato (stanziati 100 milioni di euro nel 2007). Inoltre, dal 2010 non viene previsto neanche 1 euro per il fondo nazionale sulla non autosufficienza, che oggi ammonta a 400 milioni di euro.

da: <http://inchiestalavorosociale.org/>

 

 

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